Psicologa Chiara Negri

Sono psicologa clinica,
vivo e lavoro a Bologna da molti anni.

La mia prima formazione è letteraria. In seguito ho completato una formazione in psicoterapia analitica, psicologia del profondo e antropologia esistenziale.

Ho collaborato per più di vent’anni con l’Istituto di formazione e ora svolgo la mia attività clinica presso il mio studio privato, facendo riferimento nella pratica alla psicologia dinamica, alla psicologia del profondo e alla psicologia esistenziale.

L’orientamento psicodinamico prova ad avvicinarsi alle persone cercando di determinare cosa è unico in ciascuna di esse, come risultato di una storia personale differente da ogni altra.

I sintomi e i comportamenti – come ad esempio i disturbi d’ansia, di panico, le depressioni, le ossessioni, le fobie, eccetera – vengono considerati esperienze ed espressioni altamente personali e soggettive, che filtrano i fattori del determinismo biologico e ambientale del disturbo e hanno valenze trasformative
e di cura.

Questo approccio attribuisce un valore molto alto al mondo interno:
fantasie, sogni, paure, ombre, speranze, impulsi, desideri, immagini di sé, percezioni degli altri e reazioni psicologiche sono segni preziosi che guidano il percorso terapeutico e il personale percorso di crescita, di riscoperta e unificazione delle proprie parti,
verso un maggiore compimento di se stessi.

Un percorso individuativo che è guidato, secondo l’orientamento della psicologia esistenziale, da una libertà fondamentale: la libertà di scegliere il proprio atteggiamento verso il proprio determinismo, il proprio destino.
Le scelte che si fanno possono cambiare sensibilmente la propria vita e plasmare una diversa destinazione dell’individuo.

Mi sono avvicinata anche alla meditazione
– sono istruttore Mindfulness –
perché credo che la dimensione della riflessione, della contemplazione, del silenzio vivo permetta l’ascolto profondo di sé. 

E’ una dimensione molto vicina al lavoro analitico, che può entrare nel “fare” analitico, soprattutto nella sua modalità dell’accettazione, del lasciar accadere, del saper stare, anche nella propria sofferenza, nelle proprie ferite, nelle proprie mancanze, per un tempo necessario alla trasformazione.

Meditare ha la stessa radice di medicina, significa prendersi cura. 

La meditazione, come l’analisi, non è cercare vie di uscita, ma piuttosto vie di entrata.